Nicola Cavallaro / Luca Rizzatello
Leaprosaria
Undici sogni sopra Mano morta con dita
15x18 cm
92 pagine
poesie + illustrazioni
Insomma, il fascino dell’operazione deriva, oggi come allora, dalla giustapposizione fra i mondi cupi e terrigni, oscuramente pulsanti di vibrazioni ctonie, visualizzati da Cavallaro, e la pulizia paradossale dei testi di Rizzatello, la cui fredda luce sparata a bruciapelo livella ogni scena grottesca fino a renderla irrevocabile. (Roberto Batisti)
Le incisioni di mano morta con dita contenevano delle tracce che non diventavano figure; in leaprosaria si intravedono figure, animate e inanimate, che forse diventano traccia da seguire: l’immagine impone qui la sua antecedenza, ma il testo prima la ricalca e poi se ne autonomizza, risolvendo il suo movimento in un’esteriorità tra il vedere e il dire. (Carola Borys)
Il sogno è del resto proprio la ricostruzione dell’al di qua in un altrove che funziona con regole diverse, ma che rimane legato al primo mondo per motivazioni, atmosfere, simboli. leaprosaria e mano morta con dita costruiscono un’architettura complessa esattamente a partire da questi trapassi: il testo sogna l’immagine, e viceversa. (Antonio Francesco Perozzi)
Si innesca insomma così una rete di rimandi reciproci che coagula perfettamente nel sottotitolo del secondo libro, undici sogni sopra mano morta con dita, in cui l’azione onirica si dà anch’essa, come sempre, all’insegna della raccolta di un materiale antecedente e della sua rielaborazione-condensazione, con quel materiale che rimane sé stesso e, insieme, diventa altro da sé. (Chiara Serani)
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